L'INPS ritiene che l'ipotesi della procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo conclusa in sede conciliativa con una risoluzione consensuale configuri un'ipotesi di cessazione involontaria del rapporto di lavoro, dando così titolo all’accesso alla tutela del reddito corrispondente:
ALCOOP-AGL E' COMPARTO DI AGL (AGL , Alleanza Generale del Lavoro (confederazione sindacale dei lavoratori) codice fiscale: 97624870156; atto costitutivo (e statuto) registrato presso l'Agenzia delle Entrate, DP I MILANO-UT di Milano 1, in data 04/06/2012, serie 3, n.7107- sede naz.le: Via Privata Duccio di Boninsegna 21, 20145 Milano, presso A.N.V.G. Associazione Nazionale Volontari di Guerra-Federazione di Milano, tel.3886296743, fax +39/1782736932, Whatsapp 3455242051, e-mail agl.alleanzageneraledellavoro@gmail.com ; e-mail certificata: alleanzageneraledellavoro@pec.it )
mercoledì 19 dicembre 2012
“ASPI” , “MINI-ASPI 2012” e “MINI-ASPI” : LE ULTERIORI ISTRUZIONI DELL'INPS SULLA NUOVA “DISOCCUPAZIONE”
L'INPS fornisce alcuni chiarimenti in merito all'Indennità di disoccupazione
"mini-ASpI 2012":
L'INPS ritiene che l'ipotesi della procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo conclusa in sede conciliativa con una risoluzione consensuale configuri un'ipotesi di cessazione involontaria del rapporto di lavoro, dando così titolo all’accesso alla tutela del reddito corrispondente:
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fMessaggi%2fMessaggio%20numero%2020830%20del%2018-12-2012.htm
L'INPS fornisce le istruzioni circa le
nuove discipline, previste dall'articolo 2 della Legge n. 92/2012 (Riforma del
Mercato del Lavoro), conosciute come: Indennità di disoccupazione ASpI e
mini–ASpI:
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fCircolari%2fCircolare%20numero%20142%20del%2018-12-2012.htm
L'INPS ritiene che l'ipotesi della procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo conclusa in sede conciliativa con una risoluzione consensuale configuri un'ipotesi di cessazione involontaria del rapporto di lavoro, dando così titolo all’accesso alla tutela del reddito corrispondente:
lunedì 17 dicembre 2012
ADDIO "Disoccupazione"! DALL'1.1.2013 ARRIVA L' "ASPI" (Assicurazione Sociale per l'Impiego)
L’articolo 2 della legge n. 92 del 28 giugno 2012 ha istituito, con decorrenza
1° gennaio 2013, l’Assicurazione Sociale per l’Impiego (ASpI), con la funzione
di fornire un’indennità mensile di disoccupazione ai lavoratori che abbiano
perduto involontariamente la propria occupazione. L’ASpI – che sostituisce la
preesistente assicurazione contro la disoccupazione involontaria – si
caratterizza per l’ampliamento della platea dei soggetti tutelati, per l’aumento
della misura e della durata delle indennità erogabili agli aventi diritto,
nonchè per un sistema di finanziamento alimentato da un contributo ordinario e
da maggiorazioni contributive.
Clicca qui sotto e leggi la Circolare INPS per capire come funziona:
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fCircolari%2fCircolare%20numero%20140%20del%2014-12-2012.htm
Clicca qui sotto e leggi la Circolare INPS per capire come funziona:
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fCircolari%2fCircolare%20numero%20140%20del%2014-12-2012.htm
lunedì 10 dicembre 2012
I lavoratori della Scala lanciano volantini dal loggione
La Prima della
Scala a Milano lo scorso 7 dicembre ha registrato verso la fine dello
spettacolo, il lancio di volantini di protesta dal loggione. In sintesi, i
lavoratori denunciano quanto segue.
* licenziata la ballerina solista del Corpo di Ballo della Scala per aver parlato e scritto un libro sui disturbi alimentari e non solo delle giovani che entrano nel mondo della danza.* Il “Teatro alla Scala” è classificato ad “Alto Rischio”. Ogni anno, l’edificio accoglie 400 mila spettatori. Sarebbero necessari 20 Vigili del Fuoco Interni. Attualmente sono ridotti a 12.
*Il personale di sala è sotto organico del 50%
* 300 cause depositate presso il Tribunale di Milano intentate dai lavoratori precari della Scala per essere stabilizzati
*Un numero spropositato di lavoratori inquadrati da anni con contratto a tempo indeterminato “a chiamata”
* nel Coro avvengono violazioni del Contratto Nazionale delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche e degli Accordi Interni. La Commissione che seleziona gli aspiranti coristi ha denunciato l’illegittimità, a danno dei selezionati, causata dal trattenimento in servizio di un corista pensionato
(ne abbiamo parlato tempo fa qui:
http://alcom-agl.blogspot.it/2012/10/coro-della-scala-perche-lui-noanche-se.html )
* La “Fondazione Teatro alla Scala” è proprietaria di un edificio con parcheggio sotterraneo siti in Via Verdi. L’edificio viene lasciato vuoto
* la Direzione del Teatro che si occupa del settore “Acquisti di beni e servizi” ha indetto operazioni d’asta con affidamento ad Aziende con il 40% di ribasso
* Noleggiati mezzi di trasporto, lasciando fermi numerosi mezzi di proprietà della Scala.
Si tratta, come si vede, di una situazione scottante, comune a tanti teatri italiani, sofferta, oltre che dalla cittadinanza sensibile al teatro e alla cultura in generale, in particolare dai lavoratori impegnati in quelle strutture.
Attendiamo, dalla Fondazione e dalla Direzione, che venga chiarito il proprio punto di vista su quanto denunciato dai lavoratori che ci sembra abbastanza grave.
Ricordiamo che la Cultura è il futuro del nostro Paese, al contrario di altri settori ormai senza futuro ma sui quali vi è un investimento di risorse spropositato.
Siamo solidali con i lavoratori della Scala e con quelli di tutti i teatri italiani.
ALCOM-AGL
lunedì 26 novembre 2012
COOP, SPOT LITTIZZETTO : ALCUNE LAVORATRICI LE SCRIVONO
"""""""""
Cara Luciana,
lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una
cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno? Una busta paga che non
arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte
le domeniche del mese. Le nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare
avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche
di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un’alternativa secondo te?
Nei tuoi spot spiritosi descrivi la Coop come un mondo
accattivante e un ambiente simpatico dove noi, quelle che la mandano avanti, non
ci siamo mai. Sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra
sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu
racconti tutti i giorni.
Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e
non siamo contente. Si guadagna poco e si lavora tanto. Ma non finisce qui. Noi
donne siamo la grande maggioranza di chi lavora in Coop, siamo circa l’80%.
Prova a chiedere quante sono le dirigenti donna dell’azienda e capirai qual è la
nostra condizione.
A comandare sono tutti uomini e non vige certo lo
spirito cooperativo. Ti facciamo un esempio: per andare in bagno bisogna
chiedere il permesso e siccome il personale è sempre poco possiamo anche
aspettare ore prima di poter andare.
Il lavoro precario è una condizione molto diffusa alla
Coop e può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più
o meno ininterrotta. Viviamo in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre
con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover
accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle.
Prendi il caso dei turni: te li possono cambiare anche
all’ultimo momento con una semplice telefonata e tu devi inghiottire. E chi se
ne frega se la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all’ultimo posto e i
figli non riesci più a gestirli.
Denunciare, protestare o anche solo discutere decisioni
che ti riguardano non è affatto facile nel nostro ambiente. Ci è capitato di
essere costrette a subire in silenzio finanche le molestie da parte dei capi
dell’altro sesso per salvare il posto o non veder peggiorare la nostra
situazione.
Tutte queste cose tu probabilmente non le sai, come non
le sanno le migliaia di clienti dei negozi Coop in tutta Italia. Non te le hanno
fatte vedere né te le hanno raccontate. Ed anche a noi ci impediscono di
parlarne con il ricatto che se colpiamo l’immagine della Coop rompiamo il
rapporto di fiducia che ci lega per contratto e possiamo essere licenziate.
Ma noi non vogliamo colpire il marchio e l’immagine
della Coop, vogliamo solo uscire dall’invisibilità e ricordare a te e a tutti
che ci siamo anche noi.
Noi siamo la Coop, e questo non è uno spot. Siamo donne
lavoratrici e madri che facciamo la Coop tutti i giorni. Siamo sorridenti alla
cassa ma anche terribilmente incazzate.
Abbiamo paura ma sappiamo che mettendoci insieme
possiamo essere più forti e per questo ci siamo organizzate. La Coop è il nostro
posto di lavoro, non può essere la nostra prigione.
Crediamo nella libertà e nella dignità delle persone.
Cara Luciana ci auguriamo che queste parole ti raggiungano e ti facciano
pensare.
Ci piacerebbe incontrarti e proporti un altro spot in
difesa delle donne e per la dignità del lavoro.
Con simpatia, un gruppo di lavoratrici
Coop"""""""""
*********************************************************
COMMENTO ALCOOP-AGL:
Siamo ovviamente disponibili a ospitare repliche da parte
della Azienda COOP su quest'argomento.
Per intanto vorremmo osservare che molti in questi giorni
parlano di violenza alle donne. Che spesso non è solo fisica ma anche morale,
non solo tra le mura domestiche ma anche sul lavoro.Spiace constatare che nel
mondo cooperativo stia andando avanti da anni il fenomeno delle retribuzioni più
basse e degli orari più sfavorevoli. Se questo può lenire il malumore delle
lavoratrici Coop, vorremmo rassicurarle che, a parte le atmosfere ovattate degli
spot pubblicitari, l'opinione pubblica e la clientela di tutte le Aziende della
grande distribuzione conosce abbastanza bene i loro sacrifici. Ma anche per i
clienti non c'è scelta. Andare al supermercato significa infatti risparmiare per
quel che si può in questa crisi. Quindi ci siamo un pò costretti tutti.
Purtroppo vige un altro brutto fenomeno che chiunque faccia sindacato in quei
contesti conosce bene: c'è troppa sottomissione, troppo timore, troppo egoismo
da parte della gran massa dei lavoratori. E su questo campano i cattivi
dirigenti che costruiscono il loro successo sullo sfruttamento. Purtroppo i
lavoratori dovrebbero, in questi contesti estremi, capire che in definitiva è in
mano loro la posibilità che certi personaggi continuino a fare profitti. Se non
c'è vera ribellione non c'è vero cambiamento.Come è altrettanto vero che, nel
panorama sindacale sono pochissimi i soggetti di cui ci si può fidare. Ma anche
qui c'è una responsabilità di quei lavoratori che per paura, invece di buttarsi
in prima persona nell'attività sindacale, la delegano a persone spesso senza
scrupoli e senza morale.Sembra che le donne che hanno scritto questa lettera
alla Littizzetto abbiano capito perfettamente tutto ciò. Ma per favore, non
fermiamoci allo spot che sicuramente la Littizzetto interpreterà anche contro la
violenza alle donne (e, ci scommetteremmo, con il contributo finanziario degli
stessi dirigenti Coop e magari con la regia di qualche cineasta di "sinistra").
Cerchiamo di guardare più in là, oltre anche al precariato (perchè è chiaro che
il futuro, tra pochi anni, sarà quello, ma per tutti, se non altro per
disinnescare la bomba ad orologeria sociale che verrebbe costruita dal
perpetuarsi dell'ingiustizia nel trattamento diseguale tra lavoratori in
situazioni diverse). Per esempio: nei mesi scorsi anche noi abbiamo denunciato
la via serba di Marchionne ai rapporti di lavoro. Non sarà mica che Renzi
(vincitore delle primarie nelle zone rosse e quindi anche col voto dei
cooperatori) e Bersani (storicamente considerato uomo vicino
all'imprenditorialità cooperativa) pensino che l'alternativa al modello FIAT sia
questo modello Coop?
Ecco, ci dicano loro cosa pensano della vostra situazione e
cosa vogliano fare per porre rimedio. E CGIL CISL UIL, oltre a criticare i
contratti pirata UNCI/CONFSAL , non sembra abbiano fatto molto per dimostrare
come i CCNL Alleanza Cooperative/Triplice siano poi tanto diversi. E l'Autorità
di vigilanza (la Direzione Generale Enti Cooperativi del Ministero dello
Sviluppo Economico, diretto da Passera) che potrebbe intervenire subito, non
ritiene che sia il caso di disporre ispezioni straordinarie a carico di Aziende
che per legge sono con frequenza annuale o biennale ispezionate da Legacoop
stessa? E può sopravvivere nel 2012 un sistema che preveda la coincidenza tra
controllore (Legacoop) e controllato (la COOP aderente a Legacoop alla quale
paga la quota associativa)? Care lavoratrici, solo interessandovi direttamente
di queste cose (altro che la povera Littizzetto) riuscirete a smuovere qualcosa.
E senz'altro noi saremo al vostro fianco.
giovedì 22 novembre 2012
IL GRANDE REGISTA KEN LOACH RIFIUTA UN IMPORTANTE PREMIO A TORINO E SI SCHIERA CON I LAVORATORI
Comunicato di Ken Loach:
I complimenti dell'AGL al Maestro inglese e la nostra solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti.
"E' con grande dispiacere che mi trovo costretto a
rifiutare il premio che mi è stato assegnato dal Torino Film Festival, un premio
che sarei stato onorato di ricevere, per me e per tutti coloro che hanno
lavorato ai nostri film.
I festival hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema.
Tuttavia, c’è un grave problema, ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. È una ricetta destinata ad alimentare i conflitti. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabile.
A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema (MNC). Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciato intimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari.
In questa situazione, l’organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma deve assumersi la responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna. Mi aspetterei che il Museo, in questo caso, dialogasse con i lavoratori e i loro sindacati, garantisse la riassunzione dei lavoratori licenziati e ripensasse la propria politica di esternalizzazione. Non è giusto che i più poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili.
Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses». Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni.
Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio".
I festival hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema.
Tuttavia, c’è un grave problema, ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. È una ricetta destinata ad alimentare i conflitti. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabile.
A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema (MNC). Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciato intimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari.
In questa situazione, l’organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma deve assumersi la responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna. Mi aspetterei che il Museo, in questo caso, dialogasse con i lavoratori e i loro sindacati, garantisse la riassunzione dei lavoratori licenziati e ripensasse la propria politica di esternalizzazione. Non è giusto che i più poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili.
Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses». Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni.
Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio".
*****************************************
I complimenti dell'AGL al Maestro inglese e la nostra solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti.
Iscriviti a:
Post (Atom)